creative color food

Published on Febbraio 25th, 2020 | by admin

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Creative Color: giallo

I colori si mescolano, si aggiungono e si tolgono. Proprio come si fa in cucina. Perché la cucina, da sempre, profuma di colore. In cucina l’arcobaleno è più lungo, più affascinante, più gustoso. Per esempio il giallo: mistero, passione, luce.

Cosa scegliere? Dove? Che piatto servire? Oppure: cosa ci staranno preparando di là, in cucina? Per ora ci arrivano rumori di stoviglie, di pentole che si scontrano; poi voci nervose, ante che si aprono e si chiudono. Dopo i rumori, gli odori: da quello penetrante degli agrumi, che si fa strada attraverso l’aroma più “pesante” di un arrosto a quello del sottobosco dopo la pioggia, quando l’ultima goccia d’acqua si è fatta da parte per far posto al sole appena rientrato in “servizio”; questi sono funghi, non si sbaglia.
Rumori, odori e poi colori. Perché i colori si vedono, si sentono e si… cucinano.
Ed eccoci al giallo, che in cucina – e a tavola – non manca mai. Lo troviamo e lo “sentiamo” ovunque; per esempio lo afferriamo a spicchi e lo “spremiamo” sulla carne, sull’insalata o sul pesce per insaporire la terra e il mare con qualche goccia di limone. Dal limone all’uovo, e qui il giallo si fa thriller a tutto tondo. Un “mistery” che ci portiamo appresso da secoli: è nato prima l’uovo o la gallina? Se dal pollaio passiamo ai fornelli il giallo del tuorlo diventa salsa, crema, dolcezza… Dalla Maionese alla torta, dal rustico alla polpetta, il giallo si vede, si sente; si muove.
Un colore ricco di riflessi, capace di trasformarsi in pochi attimi passando dal giorno alla notte, dal chiaro allo scuro, dall’abbraccio allo schiaffo. Un colore “pieno”, se vuole; oppure trasparente, pronto a raccontare tutto di sé, del suo intimo, senza nascondere nulla. Succede con l’olio o con il vino. Quest’ultimo usiamo chiamarlo “bianco” ben sapendo che bianco non è. Giallo paglierino quando sgorga dalle uve della Valpolicella o da quelle delle valli friulane; poi, muovendo a sud, s fa più scuro, più forte, più… sanguigno. In cucina funziona così: i colori si lasciano accarezzare, toccare, gustare e anche spremere, aggredire, bruciare. Son disposti anche a farsi cambiare nome (succede con il vino) senza protestare, senza troppo gridare. Sa il fatto suo, il giallo. E’ il colore dell’intrigo, del delitto che resta senza colpevoli fino al colpo di scena: è stato il maggiordomo, no è stata lei, è stato lui. E’ stato il cuoco? Forse sì, ma non è un delitto, solo un attentato. Attentato contro chi si ferma alle “sane abitudini”, chi ha paura di sperimentare, chi si fida esclusivamente del solito menu, la solita minestra…
Ecco, qui ci vuole tutta la bravura del cuoco, tutte le pagine di quel libro di cucina che abbiamo scritto negli ultimi 20 secoli; ci vuole il colore. Ci vuole il giallo.
Ricordiamoci che in cucina c’è anche lo zafferano; e qui il sapore diventa storia, onore, ricchezza: per lungo tempo considerato l’oro giallo nel lontano Oriente, moneta di scambio, indice di benessere, portato in dote dalle spose. Pochi grammi di polvere per cambiare un destino. Pochi granelli che, di sicuro, fanno di una cena un ricordo indelebile.
Il giallo ha mille vestiti, mille sfumature. Arriviamo così al giallo-arancio, che primeggia nel mondo vegetale e che rappresenta la dieta ideale per chi ama i sapori ma anche il benessere: vitamina C, Betacarotene e molto altro ancora. Il nostro corpo, la nostra pelle (e il nostro palato) sono serviti. Può bastare una zucca.

Avventura, suspense, paura, sorpresa. Il giallo è servito.


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